TeleCanapaLuglio 2025
- Iacopo Grandi
- 22 set
- Tempo di lettura: 11 min
Iacopo Grandi
14 August 2025
Ciao e ben venuto a TeleCanapa, dove ti terremo aggiornato con rassegne
mensili di tutte le maggiori novità riguardanti la Cannabis nel mondo.
Ci scusiamo per l’infinito ritardo di questo episodio, ma tra guasti tecnici,
cambi professionali e sviluppi familiari abbiamo avuto non pochi setbacks,
associati poi ad eclissi lunari e comete intergalattiche, abbiamo dovuto rassegnarci
a far passare il momento e pubblicare questa edizione appena gli astri ce lo
avessero permesso, ed eccoci qua:
In questa uscita:
Svizzera; mentre il Ticino si becca il passivo, a Zurigo aumenta il
collettivo: approvati altri 900 partecipanti al progetto Zuri-Can. E c'è
un'altro progetto da 4500 posti...
Italia; il Foglio unico giornale con la verità assoluta: “...la marijuana è un
business che si basa sull'abuso!” ed altre caxxate.
Europa; il senato Ceco approva, parola al presidente. E per l'Unione è
canapa industriale fino allo 0,5 di THC.
Mondo e dintorni; la Thailandia frena, il Pakistan accelera, l'Uruguay da
il passo, il Kazakhstan tenta la volata: girandola informativa sulla cannabis
internazionale.
Ricerche e medicina; ulteriori studi, ulteriori risultati: cannabis
terapeutica per disturbi alimentari, dissociata dal rischio d'infarto ed i
pazienti la preferiscono per dormire.
Scoop; la Puglia costruisce mense scolastiche con la droga! Ma dove
andremo a finire?!
E passiamo subitissimo alla nostra prima notizia, dove ancora una volta
vediamo il canton Ticino rimanere indietro sulle possibilità di studio e sviluppo di
un'industria che sembra inarrestabilmente destinata a tutto il mercato Svizzero,
quindi: perché privarsene?
Perché privarsi della possibilità di poter partecipare alla scelta ed alla
modulazione delle regole che gestiranno il mercato?
Come mai mentre lo studio ticinese, TiCann, non riceve le autorizzazioni a
procedere e solo un centinaio di utenti ha fatto il test anonimo d'idoneità, 200
chilometri più a nord, il progetto Zuri-Can riceve l'approvazione per 900 ulteriori
partecipanti al progetto, raggiungendo quota 3000?
Sappiamo come una semplice linea immaginaria possa cambiare le regole da
un centimetro ad un'altro, ma almeno all'interno della medesima federazione
legislativa uno si aspetterebbe un'approccio più uniforme…eppure, decisamente, la
cannabis in Ticino puzza di più che nel resto della Svizzera, perché qui se ne parli
non puoi neanche aprire un negozio, un conto in banca, un account TWINT o un
e.commerce.
Saranno davvero tutti dei tossici schifosi tutti questi zurighesi che
partecipano allo studio?
É mai possibile che dal San Gottardo in su siano tutti dei fattoni, fannulloni,
con gli occhi rossi che altro non fanno che starsene sulle panchine dei parchi ad
infestare con la loro puzza e presenza il sistema perfetto organizzato per loro?
Perché il Denner può vendere le cartine lunghe, la Migros può vendere le
lampade a LED per coltivazione indoor ed in centro a Bellinzona puoi comprarti
pipe e bong, mentre se un comune cittadino prova ad aprire un grow shop viene
intralciato, tartassato e vessato da comuni, polizie locali ed addirittura circuiti di
pagamento nazionali, i quali accettano transazioni anche tra privati, con controlli
probabilmente minori?
( forse è meglio se cambiamo notizia, sennò sembriamo polemici…)
Le barzellette!… ah, no sono le notizie dall’Italia…la nostra seconda rubrica,
la quale vede la comunità cannabica italiana ancora una volta vittima del: ogni
accusa una confessione, pratica politica in voga al momento.
Il divulgatore della verità univoca ed assoluta sulla canapa questa volta è il
Foglio, testata giornalistica scientifica d'elite, che propone un'articolo redatto
nientepopòdimenochè: sua suprema altissima, l'intelligenza artificiale.
Impossibile, leggendo l'articolo, non intonarlo nella propria mente in modo
imperativo, dittatoriale, e suprematista, a sembianza di un leader di qualche anno
fa, che però della canapa aveva differente opinione...
Riprendiamo da Dolce Vita il pensiero sui passi più “appiccicosi”:
“Si parte col botto fin da subito, con una sequela di parole al vento che farebbero
impallidire anche Giovanardi. Forse persino Gasparri. Secondo il parere del quotidiano,
infatti, le legalizzazioni sono fallite: “Negli Stati Uniti, in Canada, in parte dell’Europa, la
cannabis è già legale, regolata, tassata, venduta come un prodotto qualsiasi. Il risultato? Più
dipendenza, più disagio mentale, più minori coinvolti, più mercato nero, più disagio urbano.
Non lo dice un moralista. Lo dice chi guarda i numeri”.
A parte tutti i numeri che ti portiamo mensilmente qui, da tutto il mondo, su
TeleCanapa, come il giornalista giustamente specifica:
“Precisiamo che in Europa nessuno ha legalizzato niente. Ci sono Paesi come
Germania e Malta che ammettono il consumo e la coltivazione in forma domestica e
associata, e c’è l’Olanda, con il suo modello di tolleranza che, forse, prima o poi diventerà
una vera e propria legalizzazione.
Per il resto, dire che le legalizzazioni americane e canadese abbiano portato “Più
dipendenza, più disagio mentale, più minori coinvolti, più mercato nero, più disagio
urbano”, sono tutte bugie.
Se c’è un dato chiaro, confermato dai 24 Stati USA dov’è legale l’uso adulto e dal
Canada, è che le legalizzazioni non solo non hanno portato ad un aumento del consumo
giovanile, ma, al contrario, l’hanno fatto calare, lo vediamo dopo, quando viene ribadito nel
pezzo così come il discorso sul mercato nero, buttato lì tra una fandonia e un’altra:
“La marijuana legale non è diventata, come promettevano, un argine al crimine
organizzato. E’ diventata un complemento”, “il mercato nero è fiorente”, “La promessa di un
uso responsabile e terapeutico si è sciolta davanti alla realtà di un business che vive
sull’abuso.
L’erba del 2025 non è quella degli anni Sessanta: è più potente, più raffinata, più
pericolosa. E viene venduta con marketing aggressivo, spesso pensato proprio per i
giovanissimi”.
A noi, come probabilmente a te, è venuta la bava alla bocca sentendo queste
frasi, e per evitare di farci chiudere il canale eviteremo di parlare apertamente,
invitandoti a leggere il resto dell'articolo, del quale autore ha provveduto a
contenersi nelle espressioni.
( credimi: lo so quando mi devo censurare…)
Meglio andare avanti, guardando ad un’Europa sempre più unita e libera,
Italia esclusa.
Eh si, perché mentre in Italia: il decreto italiano varato dal Governo Meloni ha
riclassificato il fiore di canapa come stupefacente, vietandone coltivazione,
commercializzazione e possesso, anche se con livelli di THC sotto i limiti di legge
italiani ed europei, il parlamento europeo ha raccomandato la fissazione di una
soglia armonizzata di THC allo 0,5% per la canapa coltivata a fini industriali in
tutta l’unione.
Ricordiamo che la nuova legge italiana:
- Non sarebbe stata notificata alla Commissione UE, violando la Direttiva
2015/1535.
- Potrebbe violare i principi di libera circolazione delle merci, secondo il TFUE
(artt.34–36)
- Minaccia la vita di oltre 3mila imprese italiane e oltre 20mila lavoratori della
filiera.
In tutto questo, la Repubblica Ceca inserisce la marcia successiva attuando
un sorpasso già annunciato da tempo: anche il senato approva la legge che
depenalizza il consumo di cannabis e rende legale l'autoproduzione, oltre ad
autorizzare la psilocibina ad uso medico.
La nuova legge prevede che:
- Le persone di età superiore ai 21 anni potranno coltivare fino a 3 piante di
cannabis.
- Il possesso di un massimo di 100 grammi di fiori secchi in casa e di 25 grammi
in pubblico sarà legale.
- Il possesso di un massimo di 200 grammi di cannabis sarà considerato un
reato minore, mentre il possesso di quantità superiori a 200 grammi sarà
considerato un reato penale.
Erano anni che questa legge veniva strascicata, proposta e bocciata
nonostante la forte domanda popolare, ma questo 2025 sta portando non poche
soddisfazioni ad una comunità che solo mira alla salvaguardia della propria salute
e libertà di scelta.
Una libertà di scelta, nota dolente, purtroppo eradicata dalle mani dei
cittadini Thailandesi, che dopo 3 anni di quasi totale libertà di produzione e
vendita di cannabis , si vede proibire nuovamente l'uso ricreativo, andando a
distruggere un business tassato per milioni di dollari, per rimetterlo principalmente
in mano al mercato nero, piuttosto che regolarlo con leggi ad hoc per il controllo
qualitativo.
Ma come è successo? É stato un percorso naturale, omogeneo e senza influssi?
Non ne siamo così sicuri...
( se continuiamo così prima o poi ci cominciano a chiamare complottisti...)
Come è possibile che un paese intero si trovi in piazza a festeggiare una
nuova possibilità di scelta, una nuova possibilità di sviluppo economico, che
vengano fatturati milioni in pochi mesi, e che tutto venga fermato con poche
manovre di governo nonostante le manifestazioni popolari?
Come si difendono le libertà ottenute?
Probabilmente non si dovrebbe mettere un prezzo a suddetta libertà, ma
difenderla in quanto valore assoluto.
Ciò che abbiamo potuto osservare in Thailandia è stato un “collasso
orchestrato”.
Cosa vuol dire?
Innanzitutto che l'uso ricreativo thailandese si basava su un gap
legislativo, non su una legalizzazione regolamentata, il che rende tutto il
mercato instabile e debole all'infiltrazione di “malintenzionati".
In soli 2 anni tra gli 11.000 ed i 18.000 dispensari sono stati aperti, un numero
incontrollato ed incontrollabile che è stato inondato da prodotti locali ed
importati di ogni genere, rendendo città come Bang Kok ancora più desiderate dal
turismo di massa, psicotico, in cerca di esperienze “proibite” ed irrispettoso della
cultura e delle comunità locali.
Ad oggi la cannabis è nuovamente un “ostaggio politico”, come conclude High
Times Magazine:
“In meno di tre anni, la Thailandia è passata dall'essere il primo paese asiatico ad
aprire la strada alla cannabis, ad un esempio ammonitore di caos normativo ed
interferenza politica.
Per agricoltori, imprenditori e pazienti, la ritirata è percepita come un
tradimento.
Per i turisti, regna la confusione e per la comunità globale della cannabis, l'esperienza
thailandese ci ricorda che la legalizzazione non è un traguardo; è un campo di battaglia”.
( e se sei dalla nostra, sei con quelli con i cannoni più grossi :)
Ma mentre la Thailandia frena e perde un occasione, Dolce Vita ci dice che:
“6,9 milioni di dollari è quanto stanziato di recente dal Pakistan per sostenere il settore della
canapa industriale e della cannabis terapeutica.
Un investimento che non solo rappresenta un’importante opportunità economica, ma
una vera e propria strategia di diversificazione agricola per un Paese che si trova ad
affrontare crescenti sfide climatiche.
Il settore verde potrebbe generare 1 miliardo di dollari all’anno, riducendo la
dipendenza dalle importazioni di cotone e sostenendo le riserve valutarie del paese.
Il segreto si cela nelle caratteristiche agronomiche di questa pianta: un ciclo di crescita
rapido, un basso fabbisogno idrico e un’ottima resistenza climatica, qualità che la rendono
particolarmente attraente.”
E mentre in Pakistan investono sulla canapa, in Kazakistan vanno addirittura
oltre: da aprile di quest’anno è stata infatti legalizzata la produzione di canapa per
utilizzo industriale, proibita nell’ultimo secolo dopo un impiego millenario, e la
prima vera rivoluzione si è manifestata nella produzione di carta per documenti
ufficiali e passaporti con cellulosa e fibra della nostra pianta preferita!
Ma saltando nuovamente dall’altra parte del mondo, vogliamo anche valutare
la situazione nel paese pioniere nella sfida al proibizionismo, nel decimo
compleanno della legalizzazione della cannabis per uso medico in Uruguay.
Prendendo i numeri di High Times Magazine:
“Tre canali legali, oltre 100.000 consumatori registrati
Il sistema di consumo per adulti in Uruguay prevede tre canali legali per accedere alla
cannabis:
- Coltivazione domestica: fino a sei piante femminili in fioritura e 480 grammi
all'anno
- Cannabis club: associazioni senza scopo di lucro da 15 a 45 membri, con un
massimo di 99 piante e un limite mensile di 40 grammi a persona
ESSAY TITLE 10
- Farmacie: fino a 10 grammi a settimana, venduti in confezioni da 5 grammi, con
quattro varietà a contenuto limitato di THC autorizzate (fino al 20% di THC)
All'inizio del 2025, 102.125 utenti erano ufficialmente registrati tramite questi canali:
- 11.465 coltivatori domestici
- 15.162 membri di cannabis club
- 75.498 acquirenti in farmacia
Il paese conta oltre 460 club autorizzati e 40 farmacie che partecipano al
programma.”
I risultati di consumo sugli utenti in 10 anni di studio ed osservazione?
“- Il consumo problematico di cannabis è rimasto stabile al 2,1% dal 2011
- Il consumo complessivo di cannabis è diminuito dal 14,6% nel 2018 al 12,3% nel
2024
- L’età media del primo utilizzo è aumentata da 18 a 20 anni
- Il mercato illecito si è ridotto significativamente
- L’indagine nazionale sulle droghe dell'Uruguay del 2024 ha mostrato che il 37% dei
consumatori di cannabis ora accede alla pianta attraverso mezzi legali”
E noi abbiamo il sospetto che la maggior parte di quel 63% siano
autoproduttori non dichiarati e growers genetisti e specializzati nella produzione
di estrazioni con profili terpenici differenti dai 4 offerti dal sistema nazionale,
quindi non esattamente mafie e delinquenti, ma pazienti e produttori locali che
creano mercato sociale locale specializzato, senza un effettivo lucro viste
l’esperienza ed il materiale richiesti per ottenere simili prodotti, che solitamente
rimangono ristretti ad un piccolissimo cerchio di persone.
( ma come sarebbe bello se anche la “mafia" che abbiamo qui si dedicasse alla qualità
del prodotto invece delle gabelline legali e timbrini “green”, che basta pagare per ottenere,
proprio come il pizzo per la “protezione”? )
Ma basta lamentarsi, parliamo di soluzioni: lo sai quale pianta si è rivelata
terapeutica per i disturbi alimentari?
Proprio lei, sempre la cannabis, con un ulteriore comprovata conferma su una
capacità terapeutica omeopatica naturale, che potrebbe far parte del dispensario
di chiunque ne avesse bisogno direttamente dal proprio orto, proprio come salvia
e rosmarino, e invece….
In questo specifico studio sull’efficacia di vari componenti nei problemi di
disturbo alimentare, le sostanze valutate includevano: caffeina, alcol, nicotina,
cannabis, psicofarmaci su prescrizione, sostanze psichedeliche, ketamina, 3,4-
metilenediossimetanfetamina (o ecstasy), stimolanti, oppioidi e altre droghe.
Tra le più efficaci sbucano proprio le più stigmatizzate dai governi di tutto il
mondo negli ultimi decenni: la cannabis e le sostanze psichedeliche più
“naturali”.
Ancora una volta quegli hippies di qualche hanno fa, ci dimostrano come la
loro rivoluzione abbia salvato le nostre coscienze e la nostra salute, molto
probabilmente in maniera inconsapevole, ma del tutto naturale ed empatica con il
“sistema umanità”.
Tra altri studi riemerge anche un dato già affermato da tempo ma
recentemente minato, ossia la conferma che il consumo di cannabis non
aumenterebbe il rischio di infarto, bensì chi avesse fumato cannabis avrebbe un
riscontro di mortalità per infarto del miocardio minore…
( altro che complottisti, se continuiamo così ci devono assumere come “faktcechers”…)
Crea inoltre stupore il fatto che a quanto pare molti pazienti preferiscano
farsi una cannetta prima di andare a letto per dormire meglio, piuttosto che
trangugiare le pasticche prescrittegli…che ingrati!
Mentre crea sdegno e disgusto la notizia che nel tacco dello stivale ci possa
essere un sassolino tanto grande nell’ingranaggio del sistema, che permetta
addirittura di costruire ambienti didattici in fibra di canapa, la pericolosissima
droga da cui lo stato italiano cerca di proteggerli!!!
Succede a Casarano, in provincia di Lecce, la bellissima Puglia, dove,
leggiamo da Dolce Vita: “(…) due mense saranno costruite in canapa e calce.
Il progetto è già stato finanziato dal Ministero dell’Istruzione, e secondo
l’amministrazione: «L’adozione della calce canapa per le mense scolastiche
rappresenta un passo significativo verso un’edilizia più sostenibile e rispettosa
dell’ambiente».
«Saranno due mense costruite ex novo per una scuola materna da una parte e
un istituto comprensivo dall’altra», ha spiegato l’ingegnere Alessandro Astore.
«I vantaggi di questa tecnologia costruttiva sono molteplici: dalla regolazione
del microclima, fino alla meravigliosa resistenza al fuoco. Poi l’utilizzo di materiali
naturali a tutti gli effetti con riduzione della CO2 e la salubrità degli ambienti per
chi li vive», ha spiegato l’ingegnere, secondo il quale «visto che si parla di scuole,
credo sia una buona occasione di far capire anche ai piccoli e ai loro genitori, che
si può guardare avanti, tenendo conto di ciò che il passato ci racconta».”
E noi lo raccomanderemmo anche come ministro all’istruzione ed alle infrastrutture!
Viste le soluzioni che effettivamente offre al giorno d’oggi la hempcrete technology, un
ingegnere ed un architetto possono dare vita ad edifici e studi da sogno,
rispettando la natura, la persona e la creatività in un unione scientificamente
provata durare millenni, come ci ricordano le Ellora Caves, in India, le quali
sembrano aver avuto applicata una mescola contenente fibra di canapa, proprio
come protezione dalle intemperie, sempre che non si voglia sfociare nel
complottismo sfrenato dove l’intera montagna sarebbe semplicemente un
materiale artificiale scolpito con qualche forma di CNC technology…
( eh si, sarebbe figo se qualcuno arrivasse a creare materiali semiplastici o edili
dalla canapa…)
Si conclude così questa edizione di TeleCanapa, la tua rassegna sulla
cannabis nel mondo, per il mese appena trascorso.
Io sono Iacopo, ed è stato un piacere intrattenerti!
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Seguici per ulteriori informazioni sul mondo cannabis.
La rassegna di agosto è già in stesura e faremo il possibile per farla uscire a
breve!
Grazie per la pazienza!
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